A nonno Marchini piaceva Mussolini, architetto di Roma

Il nonno dell’attuale candidato sindaco Alfio Marchini (costruttore, partigiano, comunista), in un incontro con gli studenti di Architettura di Valle Giulia, alla domanda su chi fosse stato l’architetto più grande di Roma rispose, senza timore di essere contestato, Benito Mussolini. Ora il ricordo di quell’affermazione ha infiammato le polemiche della campagna elettorale per il primo cittadino romano, anche per la presenza in due liste diverse di due Mussolini: Alessandra e Rachele. Accantonato lo scontro politico, il prof. Claudio Strinati in una intervista al Messaggero ha riportato sul piano storico le trasformazioni urbanistiche verificatesi a Roma durante il Ventennio. Il progetto di Mussolini, osserva lo storico dell’arte, fu quello di creare una serie di città all’interno della città generale (la città universitaria di Piacentini, Cinecittà per la creazione artistica, l’Eur per l’esposizione mondiale del 1942 con emblema il Colosseo quadrato e cioè il Palazzo della Civiltà del Lavoro, ora sede della Fondazione Fendi). Secondo il professore, Mussolini, prima della fase distruttiva, ebbe il merito di avere una “visione insuperata” della città e come Domenico Fontana (l’architetto di Papa Sisto V nel Cinquecento) disegnò i principali assi della città. Il merito di Mussolini fu quello di aver individuato giovani talenti (a partire da Piacentini, Libera ed altri) e di averli fatti lavorare scegliendoli per merito e non per raccomandazione.

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